Manualità specifiche sulle arterie, vene, nervi, meningi e sierose in RPG di Daniel Reis – Pt 2

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Manualità specifiche sulle arterie, vene, nervi, meningi e sierose in RPG di Daniel Reis – Pt 2

In RPG, dove poniamo molta attenzione alla ventilazione, miglioriamo l’acidità tissutale globale potenziale (eliminazione CO2) ed il drenaggio dei metaboliti (ritorno venoso e linfatico) facilitato per l’aspirazione diaframmatica1

Assieme a questo aspetto ventilatorio e circolatorio, grazie alla nostra azione di normalizzazione del tono, miglioriamo la «fluidità» della matrice extra cellulare di tutti i tessuti connettivi. Migliorano perciò gli scambi all’interno dei tessuti arcaici di connessione metabolica. Osserviamo che l’effetto è altresì positivo per il sistema immunitario.

Migliorando la comunicazione nei tessuti arcaici di connessione che possiamo descrivere come il nostro mare interiore, tutte le funzioni cellulari del corpo sono potenziate.

Per completare questa intenzione metabolica, in una visione sistemica, io propongo, nei miei corsi, di liberare le vie di comunicazione più complesse e specifiche (arterie, vene, microcircolo e nervi) allo scopo di potenziare la capacità di comunicazione interna. Gli organi di comunicazione sono contenuti nel nostro sistema muscoloscheletrico all’interno dei quali hanno le loro capacità dimovimento/scorrimento2.

Prendiamo atto che i muscoli e le altre strutture del sistema neuro-muscolo-scheletrico sono loro stesse degli orgnani bersaglio (o sorgente) di queste vie di comunicazione. La decompressione e il miglioramento della viscosità dei tessuti connettivi lassi che circondano il nervo, le arterie e le vene3, potenziano l’intenzione metabolica evocata dalla ventilazione (a monte) e dalla detensione del tessuto connettivo (a valle).

Per i sintomi neurologici periferici , la maggior parte delle patologie a noi terapeuti affidate sono le neuroaprassie4 (senza lesione), che rappresentano delle disfunzioni microcircolatorie del nervo classificabili tra le disfunzioni metaboliche.

Il miglioramento degli scambi a livello sistemico permette di diminuire i dolori di origine metabolica e la biodisponibilità del tessuto connettivo (risposta dei fibroblasti) alle intenzioni manuali anche alle più meccaniche (fluage in una visione meccanicistica o collagenasi in una visione biochimica).

Osserviamo inoltre che l’insieme degli organi contenuti nelle cavità (le viscere) devono essere isolati, protetti, sospesi, aventi un certo grado di libertà di movimento in rapporto al sistema muscolo-scheletrico, o più precisamente al parietale che lo avvolge. Tali fissazioni permettono un certo grado di libertà di scorrimento che è possibile grazie alla presenza di doppie (triple) membrane come le meninigi, il peritoneo, il pericardio e le pleure, e alla presenza di un liquido a basso coefficente di attrito. Le membrane di protezione, di sospensione e di scorrimento possono anche, a seguito a delle infezioni e infiammazioni, retrarsi, andare in fibrosi e perdere perciò le loro capacità elastiche e di scorrimento. Esse hanno anche una grande concentrazione di recettori liberi che influenzano la propriocezione, la postura e necessitano di manovre specifiche.
Si può notare come la fascia superficiale e profonda può essere vista come una doppia membrana di imballaggio del sistema muscolo-scheletrico.

Punto di vista pratico

La diagnostica

Prendendo atto della proprietà di matrice globale rappresentata dal tessuto connettivo, i test e le manovre specifiche sono eseguite in tensione globale del sistema muscoloscheletrico, ciò permette relativamente di tensionare anche il sistema neuromeningeo che scorre tra queste strutture. La messa in tensione è progressivamente applicata con le posizioni corrispondenti alle famiglie di posture alle quali definiamo : una messa in tensione periferica (es. : estensione dele ultime 3 dita + polso per il nervo mediano), delle insistenze a livello delle cinture (es. : abbassare ++ le spalle5) e tensionamenti a livello prossimale (es. : flessione colonna vertebrale6 e/o contro-sterno o contro-gesù). Nello schema applicato per la scelta delle posture, la comparsa del sintomo neuromeningeo e arterioso o venoso (più lento) è marcato come 3+. Si possono anche eseguire dei test di palpazione specifica (microtest) sulle arterie e sui nervi. Le modificazioni tissutali (nervo gonfio, teso e sensibile ; l’arteria tesa con modificazione del polso) sono marcate con 2+. La tensione muscolare di protezione di queste strutture sono marcate 1+ (es. : la tensione dei muscoli ischiocrurali come protezione del nervo sciatico. La tensione dello psoas per proteggere l’arteria iliaca o il nervo femorale, la tensione del SiCoNeM anteriore del braccio per proteggere il nervo mediano o muscolo-cutaneo del braccio).

Se il paziente non si presenta con dei sintomi arteriosi e/o neuromeningei e che questi si manifestano durante le riequilibri o nelle posture di trattamenti di un’altra problematica, si devono considerare come disfunzioni efficacemente occultate dai meccanismi di adattamento e di difesa considerando il loro carattere altamente egemonico (perciò primario). Tale esempio ricorre spesso perché occorre un certo tempo di compressione, senza compensazioni, prima che si manifesti il sintomo (dolore metabolico). È necessario trattarli prima di riprendere il trattamento della sintomatologia del paziente.

Trattamento
Durante il trattamento è necessario sospendere la progressione della postura non appena compaiono i sintomi ed effettuare un tensionamento locale mediante manualità specifiche:

  • Tensionamento minimale per la postura, aumentando il delta respiratorio per rilassamento espiratorio come descritto nella formazione di base.
  • Tensionamento diretto su di una zona del nervo o dell’arteria (manovre specifiche).
  • Recoil7 (manovra specifica).
  • Tensionamento attraverso gli organi bersaglio. Tensionamento da parte degli organi bersaglio. Rappresentano gli organi che si percepiscono « agganciati» (es. : la pelle non scivola bene). Mobilizzazione distale del dermatoma e/o dello sclerotoma. In pratica tensioniamo il nervo dalla periferia.
    • Tensionamento a partire dal sistema nervoso centrale ed in particolare dalla dura madre. Quest’ultima è in continuità istologica con il perinervio (TC d’imballaggio dei fascicoli nei nervi) dei nervi periferici e craniali. Si esegue una tensione sul nervo dal centro, attraverso la dura madre e il SNC (quello che già facciamo con i pompaggi, nelle
    manovre di contro-sterno o contro-gesù). Le prese del cranio preciseranno le intenzioni di trazione.
    Se i sintomi non scompaiono, se la ricerca dei riflessi miotatici inversi non funziona, è necessario cercare sul percorso del nervo, dell’arteria o delle vene, un elemento muscoloscheletrico8 che eventualmente comprime (chiamiamo questi difficili passaggi interfacce9).
    Dovremo lasciarci guidare dalle lettura dei compensi che si manifestano e dalla conoscenza delle interfacce.

Il trattamento in caso di compressione risulta :

  • Leggera distensione longitudinale (per migliorare il microcircolo interno del nervo).
  • Si decomprimono il nervo, le arterie e le vene: rilasciamo prima l’elemento che comprime, una struttura trasversale10 o l’interfaccia per permettere la decompressione e rivascolazione del nervo e le altre strutture.
  • Rimprendiamo progressivamente una tensione trasversale: si stira l’interfaccia per decoaptazioni transversali, messe in tensione eccentriche e ricerca del riflesso miotattico inverso (es. Sul muscolo piramidale). Le sequenze di allungamento sono brevi per evitare di comprimere per lungo tempo l’arteria, il nervo e/o le vene.
  • Durante le pause, questi stiramenti trasversali sono alternati per delle mobilizzazioni neurali allo scopo di far scorrere il nervo, le vene e le arterie compresse. Si alternano le mobilizzazioni distali (si rilascia il centro per mettere in tensione la periferia, per fare scorrere il nervo in questa direzione) e le mobilizzazioni prossimali (si rilascia la periferia mettendo in tensione a partire dal centro, che viceversa aiuta il movimento del nervo verso il centro).
  • Nei casi più gravi dove il nervo è infiammato (gonfiato), e soprattutto quando è possibile sentire un «rigonfiamento»11: dopo le tensioni longitudinali e trasversali, introduciamo specifiche manovre di compressione d’ascolto. La leggera compressione del volume del nervo lo prosciugherà di questi liquidi (edema, ++linfatico, venoso et liquido della matrice extracellulare dei tessuti connettivi di riempimento rappresentati dall’endonervio e del perinervio) e stirare12 questi tessuti connettivali d’imballaggio (neurolemma, perinervio).

Non appena i sintomi e il dolore scompaiono, si ritorna alla postura globale con l’intento di tensionare tutto il sistema neuromeningeo (dal cranio e dal suo interno [falce, tentorio] alle strutture periferiche o organi bersaglio per recuperare l’elasticità del nervo [+++ perinervio] e della dura madre che cercheremo di far scorrere). Questa fase iperglobale longitudinale è essenziale nel caso della cronicità (es. : sciatalgia fluttuante datata). Delle manovre specifiche/test di palpazione/ascolto sul nervo che permetteranno di guidare l’intensità del tensionamento. Sarà anche la risposta muscolare (muscoli spinali e protettori del nervo) a seguito dell’informazione interocettiva neuromeningea, che verrà a completare e dettare il ritmo della progressione comunque molto lenta.

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1 Se il ventricolo del cuore è una pompa dinamica per spingere il sangue, il ritorno avviene principalmente grazie al relativo vuoto intratoracico avviato dagli inspiratori. Ciò è ancor più efficace in caso di inspirazione diaframmatica che, oltre a provocare il vuoto intratoracico, aumenta la pressione nelle cavità sottodiaframmatiche.
2 Insieme forma il sistema parietale che circonda, sospende il sistema viscerale.
3 Gli scambi tra le tre vie di comunicazione sono molto numerosi a livello delle loro biforcazioni (delle articolazioni) ed aumentano esponenzialmente in periferia (G.Lazorthes). P. Chauffour vede in questi crocevia di relazioni neurovegetative un rapporto con i meridiani dell’agopuntura.
4 La neuroaprassia è la forma meno grave di danno nervoso e rappresenta un’interruzione temporanea della conduzione dell’impulso nervoso senza perdita di continuità assonale. L’endonervio, il perinervio e l’epinervio rimangono intatti. Nella classificazione di Seddon si descrive l’assonotmesi (perdita relativa della continuità dell’assone) e la neuromesi (lesione più importante della struttura del nervo).
5 CF : ULNT
6 Cf : Slump test
7 Deriva dall’inglese RE-koyl che significa rimbalzo, ritiro rapido. Tecnica sviluppata da Paul Chauffour (le lien
mécanique ostéopathique LMO). Consiste nell’applicare contro resistenza del tessuto, un impulso manuale
veloce.
8 Può essere un muscolo (es.: piramidale), un osso rigifo (a causa del tono o del tessuto connettivo, o
deformato da osteoartrosi o callo osseo. Es.: prima costa e/o clavicola) ma anche un osso ipermobile (che
compensa un’altra fissazione.. ad es. La testa del perone) o il tessuto connettivo (legamento sospensivo del
polmone)…
9 Interfacce : qualche esempio: forami intervertebrali, stretto toracico (cervico toraco brachiale), muscolo
piramidale, tunnel carpale…
10 Le interfacce sono per la maggior parte delle strutture di tipo trasversale. Esse intersecano le vie di
comunicazione di natura longitudinale. Per questo motivo le mossiamo denominare anch’esse diaframmi.
11 Quando un nervo subisce delle tensioni di natura diversa su due o più delle sue diramazioni collaterali distali
si verifica una lesione o cicatrice interna a livello della biforcazione del nervo chiamata bozzo (gemma ndr), o
nevroma (es . : Morton).
12 La compressione di un volume allunga le fasce che lo avvolgono.

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